Non è la prima volta che affrontiamo l’argomento: puntualmente qualcuno tira fuori la questione “timidamente” ogni estate, ma la cosa finisce in un cassetto e tutti gli anni si rimane fermi allo stesso punto. L’argomento in questione sono i campionati a squadre estivi e la tutela della salute degli atleti impegnati. Questione evidentemente irrilevante o di scarso interesse per la Federazione Italiana Tennis, che ogni anno organizza tutti i propri tornei a squadre con inizio la mattina alle 9.00, o alle 10.00, dunque nelle ore più calde del giorno. Una problematica di scarso conto in primavera o in autunno, quando il clima mite rende gradevole scendere in campo ad ogni ora del giorno, ma che rischia di diventare molto seria in giugno e luglio: quando puntualmente in alcuni weekend si verifica un caldo folle, come domenica scorsa, quando il termometro ha toccato in varie località della Toscana 38 gradi e l’umidità è schizzata alle stelle. Non a caso ci sono giunte segnalazioni di problemi legati alle temperature altissime a carico di diversi atleti, soprattutto in categorie minori.
Il problema, come succede spesso in Italia, non esiste fino a che “non ci scappa il morto” e allora le cose vengono cambiate per necessità. Ma sarebbe bello, per una volta, che la FIT prendesse il toro per le corna e offrisse una soluzione prima che il problema si ponga in tutta la sua gravità, rendendo felici, ne siamo certi, la stragrande maggioranza dei giocatori. Anche perchè, quella di evitare le ore più calde della giornata per i campionati a squadre, è una questione di buon senso oltre che di salute pubblica. In primo luogo perchè a livello pratico e organizzativo non cambierebbe niente, anzi sarebbe possibile creare un format ancora più accattivante. Partendo alle 17.00 di sabato pomeriggio, per esempio, ci sarebbe tutto il tempo per finire ad un orario giusto; inoltre potrebbe essere attratto un numero maggiore di spettatori (fateci caso, quanti coraggiosi vengono ad assistere alle vostre partite di D3 a mezzogiorno con 35 gradi?) e il circolo potrebbe organizzare attività aggregative a contorno delle partite (aperitivi, cene…). Gli stessi circoli, infine, avrebbero un guadagno lasciando libere le ore mattutine per i propri soci, e andando ad occupare ore, il sabato e la domenica sera, difficilmente vendibili. Si alzerebbe il livello di gioco, perchè i giocatori sarebbero più freschi e in grado di offrire uno spettacolo migliore. E soprattutto si tutelerebbero gli atleti, cosa assolutamente doverosa: di questo si preoccupano tutte le federazioni di tutte le discipline d’Italia, come la FIGC, che per esempio in estate consente di disputare partite di calcio, dalla serie A ai dilettanti, solo in orario serale. Perchè non fa la stessa cosa la FIT, che manda allo sbaraglio atleti molto spesso non professionisti, dunque non allenati nè preparati di fronte a temperature estreme?
Basterebbe così poco per risolvere il problema. Le alterative sono più di una: se giocare in serale fosse ritenuto non fattibile (ma non ne capiamo il motivo), si potrebbero per esempio anticipare tutti i campionati di un mese per evitare di finire a luglio, oppure spezzare la fase a gironi in primavera e i play-off in autunno. Se per allineare tutti i campionati nazionali (dalla B2 in su) le problematiche organizzative sono maggiori, per i campionati regionali (dalla serie c in giù) ogni comitato regionale ha piena autonomia e una riforma sarebbe semplice, rendendo i tornei più sicuri e accattivanti.
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