Se esiste una tappa cruciale nella formazione della carriera di un campione, se esiste un attimo folgorante di esplosione di una stella, l’impressione è che stasera abbiamo assistito alla nascita di Lorenzo Musetti. E’ bene rimanere con i piedi per terra, la strada è ancora lunga, ma la sontuosa prestazione condita da una vittoria su Stanislas Wawrinka, numero 17 al mondo, sotto le luci del centrale del Foro Italico desolatamente vuoto per l’emergenza legata al Covid-19, lascia davvero ben sperare per le future gioie del tennis italiano.
Il primo ricordo personale legato a Lorenzo Musetti risale a un non lontano 2015, in occasione di un Open disputato a Marina di Pietrasanta, quando ebbi la fortuna di assistere alla vittoria di un gracilino tredicenne, già titolato di uno scudetto nazionale giovanile, di fronte all’ex campione italiano di Seconda Categoria Marco Filippeschi. Un test probante per chiunque a quelle categorie, tanto più per un bambino dal fisico minuto ma dal rovescio folgorante e soprattutto dotato di una personalità eccezionale per la sua età. Da allora la crescita di Lorenzo è stata graduale e costante sotto le sapienti cure di Simone Tartarini, e a livello junior sono arrivate grandissime soddisfazioni, come la posizione numero 1 al mondo tra gli under 18 e la vittoria agli Australian Open di categoria. In molti, analizzando l’ingresso del carrarese nel tennis professionistico, hanno sentenziato troppo alla svelta banalità aspettandosi un’esplosione clamorosa già nel primo anno di attività. Dimenticando che Lorenzo ha appena diciotto anni e forse lasciandosi ingannare dall’ingiusto paragone con Jannik Sinner, l’altra grandissima speranza del tennis azzurro: rispetto all’alto-atesino, Musetti ha una struttura fisica e un’identità di gioco decisamente più peculiari, che necessitano tempi più lunghi di costruzione.
Eppure, ad appena diciotto anni e sei mesi, dal “basso” del suo ranking ATP di numero 249 al mondo, Musetti è riuscito a superare i tre turni di qualificazione del Master 1000 romano e di cogliere il clamoroso scalpo del tre volte vincitore Slam Stanislas Wawrinka. Lo svizzero, soprattutto nel primo set, è stata la brutta copia del grande campione qual’è, ma dopo aver subito un parziale di otto game a zero ha iniziato a giocare sul serio. Musetti è stato bravo non tanto a infliggere il cappotto iniziale allo svizzero, ma a reggere all’onda d’urto che avrebbe potuto portare ad un difficilissimo terzo set. Impressionanti i miglioramenti al servizio da un anno a questa parte, impressionante come sia riuscito a reggere sulla diagonale di rovescio probabilmente il miglior interprete del circuito e impressionante, ma non sorprendente, la sua personalità, che gli ha permesso di fronteggiare senza traballare i momenti di difficoltà e un tie-break dominato con spavalda autorità. Forse sarà una bestemmia, ma il nostro giovane campioncino mi ricorda tanto il primo Gustavo Kuerten, con la sua andatura dinoccolata e quel rovescio ampio capace di pennellare opere d’arte da qualsiasi angolo del campo. Quel che ha vinto “Guga” lo sappiamo tutti e Lorenzo è solo al primo step di una lunga e speriamo magnifica carriera, ma il cuore di tanti tifosi italiani in una strana serata romana di metà settembre batte con gioia e tanta speranza…
Alessio Laganà
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