Non fossi stato appassionato di quella maestra di vita che è la storia e laureato magistrale nella sua sorella gemella, la tanto bistrattata, violentata e ormai dimenticata geografia questo articolo probabilmente non sarebbe mai stato scritto o, forse, qualche maniaco avrebbe avuto l’illuminazione per pura curiosità. Nell’intrigo tra queste due meravigliose materie scolastiche si unisce anche la sorte, che in questo racconto riveste un ruolo di particolare importanza. Per nostra fortuna qua parliamo di Tuke, la buona fortuna che finalmente vince sulla Techne, la scalogna nera che l’appassionato di tennis medio italiano ha visto abbattersi sui nostri rappresentanti di sesso maschile per anni e anni.
E qui il grande Cuoco Divino, sazio di questi quattro fantastici ingredienti (storia, geografia, sorte e tennis) si è fermato e ha messo il suo zampino sotto forma di un ragazzone alto, di madrelingua teutonica e che gioca benissimo allo sport della racchetta, per giunta rappresentando il Belpaese: Jannik Sinner. Quanti di voi in questi lunghi anni non hanno mai pensato, letto, o sentito dire almeno una volta: “se Roger Federer fosse nato 300 chilometri più a sud, magari in riva al lago di Como, ora avremmo vinto venti Slam” oppure “Rafa Nadal invece che a Maiorca, l’isola sbagliata, sarebbe potuto nascere in una delle nostre due fantastiche isole maggiori”. Ebbene per una volta, fatti i debiti scongiuri, sembra che la Tuke, la buona sorte, per una volta abbia visto giusto: articoli di giornali, lodi e elogi giustamente puntano su Jannik Sinner, nativo dell’Alto Adige. Il nostro portacolori, il predestinato a detta di tanti, forse tutti, i fan tennistici italiani. Quello che, speriamo, continuando la sua crescita impetuosa porterà la nostra amata nazione sulla vetta dell’Olimpo dello sport dei re, gli Slam.
Fin qui sembra tutto bellissimo, una grandissima botta di fortuna direte voi, e vi starete chiedendo cosa c’entrino la storia e geografia. Troppo semplice così. Continuate a leggere e valuterete in che modo la Tuke ha annullato la nostra Tekne (leggi sfiga) cronica. Correva l’anno 1918 e l’Italia, seppure piagata dalla Grande Guerra, vince il conflitto e come bottino di guerra, in seguito al trattato di Saint Germain del 1919 annette l’Alto Adige spostando il nuovo confine della Patria sullo spartiacque alpino. Piccolo excursus geografico: lo spartiacque è il limite che divide il territorio in diversi bacini idrografici.
Spiegata in parole povere se due gocce di acqua cadono ai lati opposti di questa linea di demarcazione esse si indirizzeranno in due opposte direzioni andando a sfociare in mari anche distantissimi. Pensate che la Drava, affluente del Danubio, nasce in Italia e sfocia addirittura nel bel Danubio blu! Fermi tutti! Come è possibile che un fiume italiano sia aldilà dello spartiacque alpino? Il solito errore geografico, ormai siamo abituati, no? E invece accadde che nella conferenza di pace sopracitata, per motivi di una più facile difesa del confine in caso di ulteriore conflitto, i piccoli comuni di San Candido, Sesto e Prato alla Drava venissero assegnati all’Italia e mai più riassegnati al vicino.
In questa storia di sorte, storia, geografia e tennis si inserisce lui, il nostro uomo, Jannik Sinner, nativo di San Candido e residente e Sesto in val Pusteria. Sarebbero bastati un paio di chilometri, o una riga diversa su un trattato di cento anni fa, affinché il nostro racconto finisse come gli altri e Jannik domani giocasse il primo tabellone principale in un torneo dello Slam difendendo i colori di un’altra nazione. Se non è Tuke questa…
Giorgio Panini
0 Commenti